Alle 11:00 del 30 maggio 2019, puntuale come mai sono solita esserlo e agguerrita come poche volte (fondamentali) nella vita, stringevo già tra le mani due biglietti per il concerto del 14 luglio 2020 del tour Cremonini2020Stadi. Prato gold, ovviamente.
A distanza di più di tre anni, dopo averlo conservato gelosamente come il più prezioso degli amuleti, uno dei due biglietti con l’autografo dell’ex frontman dei Lunapop, che nel 1999 riempiva le radio (e le mie cuffie) con Qualcosa di grande e 50 Special, è tornato a occupare il cassetto a lui riservato, ma con addosso, intatti, i segni tangibili di una gioia consumata avidamente la sera precedente, nutrendomi dell’energia esplosiva del mio cantante di sempre.
L’estate 2022 non ha né dissipato bui né cancellato la voglia di farsi guerra, ma, in questo disordine, per più di due ore ha concesso la libertà di mettere in pausa il mondo e il presente assistendo finalmente al concerto di Cesare Cremonini a Bari.
Indice dei contenuti
- 1 “Come si fa se poi la vita che cerchiamo non ci basta?”
- 2 Un fuoco artificiale in mezzo alle persone
- 3 Ammirare Cesare Cremonini live (dal prato gold): “Vieni a vedere perché”
- 4 Sentirsi vulnerabili, eppure eterni
- 5 Scaletta Cesare Cremonini, concerti 2022
- 6 C’erano una volta i Lunapop, Cesare Cremonini è per sempre
- 7 Concerto Cesare Cremonini biglietti INDOOR2022, dove acquistarli
- 8 Chicche-interviste per ascoltare Cesare Cremonini (anche) online
- 9 Ehi Ce, ricordami di…
“Come si fa se poi la vita che cerchiamo non ci basta?”
Nel corso di questi lunghi tre anni di stop forzato e doveroso, il nome del tour sul ticket è rimasto invariato, così come i luoghi deputati a ospitarlo [gli stadi], sugellando con un fermo immagine fatto di lettere e numeri marchiati su carta stampata l’istantanea di una felicità non solo promessa a parole nel 2019, ma anche elargita con i fatti nel 2022: dal biglietto cartaceo restato lì a fissarci per mesi e anni si è passati a festeggiare la vita e il qui e ora vedendo Cesare esibirsi finalmente sul palco dell’Arena della Vittoria sabato 25 giugno 2022.
Dal 2020, anno in cui il tour avrebbe dovuto infiammare gli stadi come lo scenografico pianoforte infuocato su cui Cesare ha impresso le dita sulle note di Ciao, sarebbe bello credere che nulla sia cambiato, invece tutto ha assunto forme nuove, costringendo a fare i conti con situazioni, emozioni, dolori e prove più grandi di noi.
Sono sbocciati fiori nuovi, alcuni cieli sono diventati più pesanti accogliendo nuove anime troppo presto, certe cose sono state costruite, altre sono andate irrimediabilmente perse e distrutte. L’umanità e il bisogno di umanità si sono scontrati con una realtà inaspettata, indurendo più del previsto, isolando più di quanto l’isolamento stesso richiedesse. Affaticando, tanto. Anche la paura è andata insinuandosi più prepotentemente tra i vicoli della quotidianità, finendo col credere che questa sia l’unica cosa dalla quale (o dietro la quale) difendersi per rincorrere la vita che vogliamo.
Ma come si fa se poi la vita che cerchiamo non ci basta? Come si fa a dare ancora un senso a quello che c’è se le paure urlano più del bisogno di liberarsene? Si fa che si chiede aiuto a chi di dovere e anche alla musica che sa sempre portare lontano e allargare a dismisura gli orizzonti. Per questo ho scelto di accogliere l’invito di Cesare ne La Isla: “Non ci pensare, salta”, canta lui, e così è stato sabato 25 giugno.
Un fuoco artificiale in mezzo alle persone
Durante le due ore più desiderate di sempre, Cesare Cremonini ha fatto esattamente quello che si era prefissato di realizzare:
Un nuovo tour negli stadi e un album di canzoni possono e devono offrire qualcosa in più rispetto a prima. Io vorrei che i miei progetti fossero visioni e segnali capaci di aiutare la gente a raccogliere i pezzi smarriti. Trasformare quelli vecchi in nuovi. Costruire insieme quello che chiameremo futuro. Questo è il significato che ha per me oggi il mio impegno con la musica e il nuovo tour che mi porterà sul palco nel 2022.
Incredibile dove possano condurre la sua voce, il suo inconfondibile accento bolognese e il suo modo ipnotizzante di divorare il palco con le mani impegnate a dominare pianoforte e chitarra. Certo, anche l’asciugamano pregno del suo sudore lanciato verso la folla e gli innumerevoli movimenti di bacino che occhi e ormoni hanno apprezzato non sempre riuscendo a darsi un contegno (perdoname, fidanzato della vita, por mis pensamientos locos XD). La chiamano chimica, ma in qualunque modo la si indichi quel che è certo è che su un palco un’aria così liquida ed elettrica non si respirava da tanto.
Talentuoso, erotico, appassionato e passionale, ironico, malizioso, vulcanico. Tenero nella sua amicizia di vecchia data con Ballo con lui sul palco e nella vita da più di vent’anni. Emotivamente maturo ma anche incredibilmente fanciullesco e leggero. Sotto il cielo d’estate di Bari e i riflettori accesi alle ore 21:00 hanno cantato, suonato e ballato tutte le molteplici personalità di Cesare. Un vero e proprio fuoco artificiale tra le persone.
Ammirare Cesare Cremonini live (dal prato gold): “Vieni a vedere perché”
Avere Cesare Cremonini a pochi passi da me è stata la carezza che ho meritato per aver atteso a lungo il tour e l’apertura dei cancelli sotto il caldo torrido della controra.
Quanto ho pianto e goduto, quanto mi ha fatto bene sentirmi per un attimo invincibile. Quanto ho combattuto contro il timore dell’altro alimentato dal Covid e quanto ho smesso di pensarci una volta iniziata la festa. Quanto mi è sembrato tutto nuovo e surreale, eppure antico e familiare. Quanto mi sono sentita sola tra soli nell’ascoltare Nessuno vuole essere Robin con le sue domande schiette sbattute in faccia (perché complichiamo i rapporti come grandi cruciverba impegnandoci al massimo per essere eroi e non Robin dannatamente normali? Boh, e chi lo sa.).
Quanto ho desiderato che la mia amica Aurora fosse con me per sentirsi invincibile a sua volta e urlare insieme come due adolescenti matte e innamorate (praticamente quello che abbiamo fatto durante il LogicoTour2014 e il PossibiliScenariTour2018, ma anche quello che facciamo costantemente nelle nostre chat).
Quanto le avrebbe fatto bene ricordare che c’è più vita di quanto a volte si possa credere e quanto avrebbe ascoltato estasiata come me il commovente omaggio a Lucio Dalla – per Cesare “il Re Sole della musica bolognese”.
Sabato 25 giugno 2022, durante questo tripudio di vita chiamato Cesare Cremonini (finalmente di nuovo) in concerto, ho letto negli occhi di fan e spettatori una voglia assurda di poesia e spensieratezza, ed è stato bello per una volta illudersi di remare tutti nella stessa direzione avendo Cesare come faro e timoniere.
Non che voglia caricarlo di ulteriori responsabilità oltre a quella già imponente di far ridere (il cuore del)la gente, ma la verità è che assistere a un suo concerto, sentendo il pubblico cantare all’unisono con lui brano dopo brano, è come farsi portare in salvo durante una burrasca. È successo anche sedici giorni fa a Bari per la sesta data del tour estivo CremoniniSTADI2022, accompagnato da una squadra di musicisti favolosi.
Sentirsi vulnerabili, eppure eterni
Chiama la felicità
Dille che noi siamo qua
Mentre un temporale passa e se ne va
Tu cerchi la felicità
Ma non è mai la verità
Guarda come tutto passa e se ne va
Effimera, vero. Illusoria, il più delle volte. Sempre troppo lontana per credere di meritarla e riuscire a raggiungerla, ma così tremendamente necessaria da aver deciso di provarci. E così, sabato 25 giugno non solo sono voluta salire da sola sulla giostra, ma ho anche voluto sporgermi dal sediolino per afferrare quel ciuffo di pezza chiamato felicità. Ci sono riuscita? Assolutamente sì, perché con Cesare Cremonini si finisce davvero col credere che non ci sia niente di più vero di un miraggio.
In principio, quindi, c’erano due mani, le mie che tenevano stretto un biglietto. Poi sono diventate cento, mille e molte di più, fino ad assomigliare a un mare vibrante di 22.000 mani desiderose di riacchiappare la vita, poetica sì ma ancora (e sempre) complessa. Ognuna di loro ha fatto oscillare nell’aria palloncini colorati gonfiati da polmoni e adrenalina, sotto le sfumature di un cielo azzurro che l’arancio del tramonto ha reso fluido e materno.
Altre due mani, quelle del “cappellaio matto” Davide Rossi, hanno impugnato un violino elettrico da cui hanno iniziato a propagarsi le prime note eteree dello spettacolo. Sono state loro a darmi il colpo di grazia ancor prima che Cesare Cremonini potesse comparire sul palco. Il mio corpo, che fino a pochi istanti prima era stato una fortezza inespugnabile pur se provato da sole ardente e attese infinite, incredulo com’era di ritrovarsi lì dopo averlo a lungo sognato, ha ceduto, e le mie mani hanno raccolto lacrime e sorrisi sotto una pioggia di coriandoli dorati fatti esplodere dopo quel “Come ti chiami” urlato da una piattaforma girevole grazie alla quale Cesare è letteralmente volato sulla platea.
Mi sono ricordata di quelle note ascoltate a occhi chiusi sotto la doccia, di quanto siano capaci ogni volta di sciogliere nodi, muscoli e pensieri. Di come la musica di Cesare riesca sempre a farmi sentire nuda, coperta ed eterna insieme. La sua innata capacità di illuminare il presente con la forza evocativa delle canzoni e di indicare la strada insieme alla Ragazza del futuro che forse l’ha trovata è emersa chiaramente ancora una volta per l’intera durata dello show, e Bari lo ha ringraziato ballando con lui con tutta l’energia possibile.
“Balla, tu sei figlia del sole. Canta, non ti fermare! Rischia, ama, prova dolore!”, quanto ce le hai fatte urlare, Ce, e che cosa immensa hai creato, guarda qui.
Scaletta Cesare Cremonini, concerti 2022
Dal Festivalbar 2000 a oggi, Qualcosa di grande ha attraversato epoche, mode, background sociali e scuole di pensiero, restando fedele a se stessa. È stata cantata da un Cesare ventenne trionfante con delle sgargianti meches rosse, ma anche da un abbagliante artista di 42 anni che, dopo ben vent’anni, ha deciso di riproporla nella scaletta del tour negli stadi per ringraziare i suoi fan più storici e fedeli, quelli come me cresciuti insieme a lui sin dal lontano 1999.
Tra brani vecchi e nuovi, Cesare Cremonini ha voluto regalare ricordi recenti, ma anche altri tornati a galla per ripercorrere una storia musicale – che è anche una storia d’amore col palco e il pubblico di tutte le età – lunga ventitre anni. Io la scaletta del Cremonini2020Stadi ho preferito non saperla in anticipo per non rovinare l’effetto sorpresa da cui avrei voluto farmi cogliere canzone dopo canzone, ma ora, alla fine di questa tournee, voglio pubblicarla qui per renderla indelebile come un tatuaggio sulla pelle.
C’erano una volta i Lunapop, Cesare Cremonini è per sempre
Il 2 luglio è stato il grande giorno del concerto all’autodromo di Imola, la tappa conclusiva del CremoniniSTADI2022, e anche qui non sono mancate le file chilometriche di fan elettrizzati appostati dalle prime ore del mattino per accaparrarsi i posti migliori.
Su questo foglio virtuale, però, sto ancora lasciando andare le emozioni provate più di due settimane fa durante la data barese del tour estivo. Nulla di anomalo, sono un motore a diesel con tempi di reazione lentissimi. Io i ricordi li lavo, li metto ad asciugare al sole e poi li conservo a mo’ di provviste per i giorni d’inverno interiore, un po’ come feci con gli otto rettangoli colorati raccolti dal pavimento del Palaflorio di Bari alla fine del concerto di Cesare Cremonini (tour 2018). Da allora sono stati un po’ decimati da due nuove manine arrivate a colorare il mondo della mia amica Aurora (e il mio), ma al loro ruolo di promemoria emozionale non sono mai venuti meno.
Lo stesso vale per le canzoni di Cesare Cremonini. In una lettera-prefazione scritta a quel Freddie [Mercury] tatuato sull’avambraccio, Cesare gli chiede se gli fosse mai capitato di pensare, mentre la scriveva, che una canzone fosse troppo piccola per tenere insieme tutto quanto. “A me sì, e quando mi capita so cosa ascoltare”, gli dice. Ecco, io per lo stesso motivo ascolto Cesare Cremonini da ventitre anni: per non perdere per strada pezzi di me, di quello che sono stata, di ciò che posso ancora essere.
Se faccio play sulla Fiera dei sogni, la me quattordicenne riprende il controllo del tempo portandomi con sé al concerto dei Lunapop al Palasport di Andria il 24 novembre 2000, il mio primo live in assoluto. Ricordo ancora quella maglia bianca attillata con una saetta azzurra sul davanti, diventata l’iconica divisa dello Squèrez Tour, e ricordo anche di aver registrato un concerto di quella tournee andata in onda su Rai 2 su una videocassetta che è ancora a casa con me.
Dopo sei anni, il 18 settembre 2006 una pioggia fastidiosa e prevedibile bagnava i capelli di una me ventenne che faccio quasi fatica a ricordare, ma anche il palco allestito a Largo Torneo nella mia città natale (sempre Andria) su cui Cesare Cremonini – ormai solista e col bassista Ballo sempre al suo fianco – sì esibì gratuitamente in occasione della festa patronale di San Riccardo (rendiamoci conto di quanto sia surreale una cosa del genere). Sconcertante quante poche persone ci fossero allora quando da sola sarei stata invece già capace di occupare lo spazio intero per vederlo cantare a pochissimi passi da me.
Da ‘attrazione musicale’ di un evento di paese a vero e proprio trascinatore di cuori accorsi da ogni parte d’Italia per riempire palazzetti prima e stadi poi. Da “ragazzino che sognava più o meno nella stessa maniera in cui sognano i ragazzi di oggi” ad Artista che ha alimentato con la musica i sogni altrui. Questa è l’evoluzione di un uomo e di un cantante che ha trovato nella musica la parte migliore di sé, che in tre minuti è stato capace, da liceale, di far nascere 50 Special – diventato poi inno generazionale –, e che oggi, ancora oggi, è in grado di fare molto di più, come insegnare a volare sopra le ferite giocando con la voce e con le dodici note magiche disegnate sugli spartiti.
Concerto Cesare Cremonini biglietti INDOOR2022, dove acquistarli
Così come dopo ogni live a cui ho avuto la fortuna di assistere negli anni, la gioia di essere stata anche al concerto del 25 giugno 2022 a Bari continuerò a indossarla per giorni, mesi. Una vita intera.
Andrò alla fiera dei sogni anche la sera del 7 novembre 2022 a Bologna, perché sì, pochi giorni fa, esattamente come nel 2019, ho acquistato sin dalle prime ore dall’apertura delle prevendite, due biglietti per il tour Cremonini2022INDOOR (non potevo lasciarmeli sfuggire!), e già non vedo l’ora di tornare a indossare quel senso di eterno che solo le canzoni (e per me le canzoni di Cesare) sono in grado di restituire e preservare.
Dove comprare biglietti Cesare Cremonini: i ticket per il prossimo tour nei palasport di Roma, Bologna e Milano possono essere acquistati su Ticketmaster, Ticketone, Vivaticket, fanSALE (biglietti da fan a fan by Ticketone) e tramite i rivenditori autorizzati.
Chicche-interviste per ascoltare Cesare Cremonini (anche) online
Per ripercorrere i primi vent’anni di carriera di Cesare Cremonini (dal 1999 al 2019) e salire sulle montagne russe del tempo insieme ai brani che hanno fatto la sua e la nostra storia, andate al minuto 7:20 di questa intervista con Fabio Fazio a Che tempo che fa (maggio 2019, in attesa che il tour 2020 partisse; quello che invece è successo in Italia e nel mondo pochi mesi dopo è cosa nota).
Più recente rispetto alla precedente (febbraio 2022) è l’intervista per Vanity Fair, in cui Cesare racconta il suo percorso dagli esordi sino all’album La Ragazza del Futuro. Ho scelto di pubblicarla qui, non sia mai dovesse smarrirsi nei meandri della rete, impendendoci di godere questo po’ po’ di uomo cantante.
Non mi resta che intervistarlo io stessa come già immagino di fare nei sogni. Possibilmente evitando di fare scena muta come in occasione del firmacopie del 15 dicembre 2019 (approccio fallimentare opportunamente documentato).
Ehi Ce, ricordami di…
Reminder: anche quando poi saremo stanchi troveremo il modo per navigare nel buio.
Sì, ma anche per andare ai concerti [di Cesare Cremonini]. Io le promesse non le amo, ma questa, beh questa, intendo mantenerla.
P.S. Cliccando sulla foto qui sotto potrete chiudere gli occhi (o tenerli aperti per non perdere frame preziosi) e lasciarvi abbracciare da Cesare sulle note di Poetica.