E così è cambiato tutto

Dove finisco io inizia lei, e così è cambiato tutto. Ecco come mi sento da quando sono diventata mamma per la prima volta, raffiche emozionali in contrasto tra loro comprese. Dov'ero prima di avere la mia bambina e quella me cosa è diventata da quando la stringo tra le braccia?

Mamma per la prima volta: con la nascita di mia figlia è cambiato tutto

Il 17 febbraio 2024 sono diventata mamma per la prima volta. Da allora, dove finisco io inizia lei. E così è cambiato tutto.

Il tempo, il sonno, la notte, il giorno. Ciò che conta e non conta più. Quel che sono e non sono più. È cambiato il senso delle parole ‘perdonare’ e ‘perdonarsi’, difficile sia a dirsi che a farsi, e quello del galoppare delle ore scandite dalle sue necessità di riposo e nutrimento. Che altra bella storia l’allattamento, con bassi e alti nel mezzo. Quel che è certo è che in questi quasi 8 mesi di maternità e umore altalenante, andare su e giù non mi ha impedito di godere della vista.

Com’eri, com’ero, com’era

La rivoluzione, dalle ore 10:30 di un sabato soleggiato di metà febbraio, è iniziata con la nascita di Camilla.

Dov’ero prima di lei e quella me cosa è diventata da quando la stringo tra le braccia? Me lo chiedo dal primo istante in cui i miei occhi hanno incontrato i suoi incapaci di vedere nitidamente. Ora che cielo e mare hanno deciso di svelarsi mostrandosi nel colore del suo iride, mi riscopro ancora intontita e incredula di fronte a questa cosa immensa e immane qui che mi ritrovo a maneggiare da più di 7 mesi, ma mi sembra anche di aver già perso pezzi dimenticando come era lei, come ero io, come era tutto.

Barcamenarsi tra equilibri fragilissimi come corde sospese attraversate da elefanti traballanti, sorrisi a non finire e galassie esplorate a sei occhi è stato il meraviglioso sport estremo di questo abbondante mezzo anno di maternità durante il quale ha subito una metamorfosi anche il contenuto della parola ‘noi‘. Da coppia si è allargato a famiglia rendendo più bisognose di cure e rispetto le nuove misure da prendere per essere validi genitori senza dimenticare anche ciò che si era in due. Può un accrocchio di muscoli, ossa, cellule, idee e modi di amare rendere diversi in tutto eppure famiglia? Assolutamente sì, mi basta guardarci ogni giorno per rendermene conto.

Che dire poi degli inediti livelli di tolleranza sviluppati da quando sono madre? È cresciuta a dismisura la mia insofferenza nei confronti del non sentirmi ascoltata, ma si è attenuato il fastidio che provo nell’avere la polvere per giorni sotto i mobili di casa, ogni stanza sottosopra fino all’ora di cena e lo stesso pantalone in cui entrare per più di tre giorni consecutivi senza rivendicare mirabolanti cambi outfit.

Carne che ogni respiro muove
Carne dimora di perfezione
Sai dirti chi sei?
Levante

Nel mio nuovo corpo burroso e dilatato, d’altronde, fatico ancora a riconoscermi, ma, pur non apprezzando ciò che vedo, continuo a ringraziarlo per quello che è stato capace di fare e di farmi fare. Insieme io e lui siamo stati grandissimi e questa è l’inconfutabile verità alla quale mi aggrappo per tornare a volermi bene come facevo quando avevo lei nel pancione.

Giocare a nascondino col mondo

Da mesi sono insieme ghepardo e lumaca, entusiasta e scarica, fiduciosa e impotente. C’è un naturale senso di smarrimento e di ansia che si unisce allo stupore della favola nella quale sto obiettivamente e con gratitudine vivendo che mi è impossibile ignorarne totalmente l’eco.

Insomma, da quel 17 febbraio 2024 che mi ha reso mamma per la prima volta, mi guardo allo specchio lasciandomi attraversare da raffiche emozionali spesso in contrasto tra loro. A volte mi sembra ancora strano incarnare ora, agli occhi della società, questo ruolo di genitore che mi rende molto più adulta di quanto io voglia sentirmi o mi ci senta effettivamente. A conti fatti, però, genitore lo sono davvero e a farmi rinsavire non è la mancanza che mi trafigge quando anche per un’inezia non sono accanto a mia figlia per più di qualche ora (incluso quando decide di dormire miracolosamente per più di 2 ore consecutive, eh), ma il mondo circostante che continua a procedere a passo spedito ignorando (ovviamente) il cambiamento.

Ho scoperto (più confermato in realtà) quanto quello in cui vivo non sia un Paese per mamme, né il mondo in cui abito sia a misura di chi fa fatica a farcela. Valutare ciò che siamo in grado di realizzare e in che quantità è l’unico parametro in base al quale siamo definiti. In termini di efficienza, affidabilità, ma anche semplicemente di diritto a esistere. Se non si è sufficientemente produttivi, il rischio è quello di esser fatti fuori, messi da parte, soppiantati, scavalcati, ignorati nel nome di altri dei e altri valori. Diventare madre, nella stragrande maggioranza dei casi, dà accesso a tutta questa serie di confortanti benefici.

Il mondo non si è mosso
Ti guarda e pensa che non ti sia pеrsa
Eppure dici: «Addio»
Ma speri di trovarti ancora
Levante

Mentre tutti chiedono che io sia grande, funzionante e munita di super poteri, come se della vita di prima nulla sia effettivamente cambiato, io sto comunque provando a preservarmi e prendermi cura come meglio posso di questo tutto che ha invece modificato i suoi connotati. Giuro.

Come? Restando una priorità affinché la famigerata verità «se stai bene tu sta bene anche lei» possa trovare fondamenta solide su cui ergersi (non è sempre vero, non è sempre facile, ma s’ha da fare) e poi giocando a nascondino col mondo secondo i miei tempi e le mie modalità: osando fermarmi tra una corsa e l’altra, piantando semi qua e là anche nei giorni di pioggia e facendo incetta di sole e aria buona. Da quasi 8 mesi la mia bambina dal nome musicale e spensierato ne ha aumentato enormemente le dosi e io le devo la parte migliore di me.

Fare fatica ed esserne fiera

Vi capita mai di fare una sosta ai bordi della vostra vita per chiedervi come vi sentite davvero? A me da febbraio succede spesso. Ho sempre l’impressione di non avere spazio per niente o minuti liberi da dedicare alla riflessione e al silenzio, eppure per capire cosa provo non ho mai lesinato sul tempo da dedicarmi. E quindi come mi sento? Dalla fatidica data 0 del parto, vicina a Dio per quello che sono riuscita a fare, ma comunque fallibile, sostituibile e frangibile. Come persona, compagna, amica, lavoratrice. Se credessi nel contrario, faticherei a riconoscermi. Il mio unico attimo di onnipotenza l’ho vissuto aprendo le porte dell’universo a mia figlia, sentendomi invincibile ed essenziale come non mai. Per il resto posso affermare con assoluta certezza di essere mediocre, niente di eccezionale, preziosa come tanti (come tutti per qualcuno), e questa consapevolezza ha un non so che di tenero che desidero preservare.

Fare fatica e sapere di potermi spezzare senza per questo essere considerata meno capace di stare al mondo è un lusso che voglio coltivare con orgoglio, che voglio insegnarle con orgoglio, soprattutto da quando sono diventata mamma. Praticamente l’opposto di quello che la società delle performance chiede di fare. Dovrei fregarmene? Sì. Me ne frego davvero? Non sempre.

Tutti chiedono che tu sia grande
Di fatto sei umana davvero
Levante

Lo scrivo qui solo per ricordarmi che, accanto a tutti quelli che sanno sempre come eccellere e sbucciarsi il meno possibile a ogni caduta e in ogni campo, io invece inciampo, perdo l’equilibrio, commetto degli sbagli assurdi, dimentico cose (persino una pentola sul fuoco con un biberon da sterilizzare e un principio di incendio a cui assistere attonita e mortificata: è colpa tua, baby brain?). Insomma vivo il più umanamente possibile sperando che i supereroi da cui sono circondata non siano costantemente pronti a farmi notare le mie mancanze, ma concentrati piuttosto sul loro obiettivo di dimostrare (forse più a tutti che a sé stessi) quanto siano in grado di farcela egregiamente. Buon per loro. Sì, buon per voi.

Come ho danneggiato parete e cucina IKEA da quando sono mamma: colpa del baby brain da post partum?
Come ho danneggiato parete e cucina IKEA da quando sono mamma: colpa del baby brain da post partum?

Tutto il cuore che ho

Prima di avere lei, la mia bambina attesa come si attende la primavera sul finire dell’inverno, non pensavo che la maternità potesse essere così magica e alienante insieme, così sfiancante e foriera di energie allo stesso tempo. Non mi aspettavo di certo potesse essere tutto rose e fiori, ma neanche che ci si potesse sentire così sfibrata e sfiduciata da chiedermi ogni giorno se io stia comunque facendo tutto il possibile per trasmetterle l’amore di cui sono capace. Per donarle tutto il cuore che ho.

Dal suono delle sue risate e dalla potenza delle urla con cui fende l’aria facendo ridere tutti di cuore e di gusto mi sembra di sì e questo restituisce un senso a tutto il nonsense che incontro per strada da quando ho a che fare con la me diventata mamma.

Insomma, che luna park incredibile questo primo periodo di maternità. Un po’ mi manco, devo ammetterlo, ma dove sono (oltre che in altre faccende affacendata per prendermi cura di una vita tutta nuova)? Da quasi 8 mesi anche nelle pupille grigio-blu di due occhi nuovi e curiosi, mi ci sono proprio vista riflessa, spaventandomi anche un po’: se per lei sono piazza, mura, terrazza panoramica, città, mondo intero, sarò sempre davvero capace di questo tutto che mi ritrovo a impersonare? Che responsabilità gigantesca, che viaggio incredibile. Mi tocca prendere a braccetto istinto e improvvisazione e andare. A ritrovarmi ci penserò pian piano, con una mano più piccola nella mia.

“E nel pianto senti dire: «Mater»”

La maternità, per me, assomiglia moltissimo a quella cosa mistica intrisa di vibrante e chiassoso realismo che Levante canta nel brano Mater, e questa canzone ogni volta mi strattona e mi ricuce come mai avrei creduto possibile. Ho perso il conto delle lacrime versate a ogni ascolto e a ogni cantata sotto la doccia, e il fatto di poter contare anche sulla musica come forma di cura e supporto mi fa sentire meno strana e incompresa.

Così vicina a Dio
Ci pensi? Non eri stata mai
Sei pronta a dirti addio
Nel tempo della tigre d'acqua?
È il sole sui tuoi passi
Ma tu ti piovi addosso
Il corpo tuo solo un vago ricordo
Così ti dici addio
Ma speri di trovarti ancora

Carne che ogni respiro muove
Carne dimora di perfezione
Sai dirti chi sei?

Per mare, per terra e per cielo
Tutti parlano di te
Tutti chiedono che tu sia grande
Di fatto sei umana davvero
Una voce dentro grida: «Mater»

Così parli con Dio
Ti senti? Che pena che ti fai
Che dramma dirsi: «Io non sono più la stessa ora»
Pensieri comе sassi
Il mondo non si è mosso
Ti guarda e pensa che non ti sia pеrsa
Eppure dici: «Addio»
Ma speri di trovarti ancora

Sangue che nel destino scorre
Sangue di genesi, di splendore
Sai dirti chi sei?

Per mare, per terra e per cielo
Tutti parlano di te
Tutti chiedono che tu sia grande
Di fatto sei umana davvero
Una voce dentro grida: «Mater»

Sangue che nel destino scorre
Sangue di genesi, di splendore
Sai dirti chi sei?

Per mare, per terra e per cielo
Tutti parlano di te
Tutti chiedono che tu sia grande
Di fatto sei umana davvero
Una voce dentro grida: «Mater»

Dove se ne va
Un corpo senz'anima?
Sospira e dispera la notte
Non passa giorno che
Non si senta in vena

Per mare, per terra e per cielo
Tutti parlano di te
Tutti chiedono che tu sia grande
Di fatto sei umana davvero
Una voce dentro grida: «Mater»

È dal mare che tu guardi il cielo
Quante stelle conti su di te?
Quale stella sogni di essere?
Ma tu di fatto sei umana davvero
E nel pianto senti dire: «Mater»

Se da Mater sento di essere abbracciata e capita, con Alma Futura sono io ad abbracciare la mia bambina cantandola come ninna nanna. Oro corro a sussurrargliela mentre dorme nella culla circumnavigando il suo baricentro, chissà quale posizione astrusa avrà assunto mentre sono al PC a scrivere.

Credevo di saper amare, ma è lei ad avermi insegnato a rompere gli argini dell’amore per farlo arrivare ovunque. E così è cambiato tutto.

L'amore di Camilla per il suo papà
L’amore di Camilla per il suo papà
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